Eredità a quattro zampe: un testamento per gli animali

Ai primi vagiti autunnali del 1999 Milano scopre una incredibile storia di crudeltà verso gli animali: il parroco di Niguarda, don Fabio, ha ereditato la villa con ampio giardino di una fedele parrocchiana defunta e ha fatto sopprimere i quattro cagnolini che erano accuditi amorevolmente dalla signora Giuseppina Brambilla. Entrato in possesso del testamento olografo della signora Brambilla ed appropriatosi della villa, il parroco non ci ha pensato due volte a portare i quattro bastardini dal veterinario di zona, che li ha soppressi. Così, Tufino, Gilda, Fritz e Fido sono volati, innocenti, nell'Aldilà. Don Fabio afferma di aver eseguito il volere della defunta, che sarebbe stato espresso a voce. Secondo i volontari animalisti, gli avvocati e i semplici cittadini che hanno denunciato alla Magistratura e ai giornali il caso, il parroco non aveva alcun diritto di sopprimere i cani, così come il veterinario avrebbe potuto rifiutarsi di eseguire la "condanna". Purtroppo l'art. 727 C. P. non vieta esplicitamente la soppressione di animali di proprietà. Ma chi ha detto che il parroco "esecutore testamentario" fosse diventato in realtà il "proprietario" dei cani? Anche la Fondazione Melchiori Fasan, tramite i suoi legali, si è interessata del caso, ma senza successo. Il testamento pareva introvabile!
Un caso simile avviene a dicembre del 1999 a Serino, in provincia di Avellino, dove una nobildonna lascia ai Francescani una cospicua eredità con l'unica clausola di dare cura e assistenza ai propri dieci cani e venti gatti rimasti orfani. I frati del Convento di Serino, però, contraddicendo lo spirito e l'opera di San Francesco, rifiutano l'eredità perchè non ritengono giusto doversi far carico anche degli animali. Nel frattempo, per incuria e abbandono, alcuni cani e gatti muoiono di stenti. I frati vengono denunciati dalle Guardie Zoofile dell'ENPA.
Va molto meglio, almeno in teoria, ai cani accuditi in vita dalla signora Barattieri Sforza di Milano, che ha lasciato un testamento olografo con una eredità milionaria (in Euro) a favore dei "propri" trecento trovatelli. Appena ritrovato il testamento della signora i parenti hanno contestato la validità e la forma del lascito che suscitava qualche dubbio («Desidero che tutti i miei averi vengano usati per creare una Fondazione o un'Associazione per la costruzione di un rifugio per i cani abbandonati, a partire da quelli che già abbiamo». Alla fine il testamento è stato riconosciuto valido e nipoti e altri pretendenti hanno dovuto rassegnarsi.
Ma perchè ridursi all'ultimo momento? Perchè rischiare che la propria volontà e l'opera a favore degli animali spesa per una vita intera vengano vanificate in assenza di un testamento chiaro? È necessario far testamento olografo, scritto di proprio pugno, in vita, destinando i propri beni a una Fondazione o Associazione animaliste, a un Ente pubblico o a una persona di massima fiducia, con il vincolo della destinazione al mantenimento dei propi animali finchè vivranno e, in seguito, al mantenimento e alla cura degli animali abbandonati.
La Fondazione Melchiori Fasan, con il supporto di un notaio e di un pool di avvocati, ha attivato un servizio di consulenza: potete contattarci per iscritto (Galleria Ognissanti 23 - 35129 PADOVA), via e-mail (testamenti@fondazionefasan.org) oppure telefonarci o inviare un fax al numeri 049-894.11.30 - 0442-94.763 (Fax diretto Santuario degli Animali) per chi desiderasse redigere un testamento ineccepibile a favore degli animali, perchè le tristi storie di Milano e di Avellino non si ripetano.
Se si vive con degli animali e non si hanno congiunti che condividono l'amore per "i fratelli minori" è doveroso pensare a che fine faranno i quattrozampe in caso di prematura scomparsa di che li accudisce!!!
 

 

(testo in parte tratto dal volume di Stefano Apuzzo e Monica D'Ambrosio Anche gli animali vanno in Paradiso, ed. Mediterranee)